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Test e vaccino per tutti i passeggeri dei voli internazionali

Il governo indonesiano attraverso la Task Force Covid-19 e le relative istituzioni ha emanato le ultime normative per i viaggiatori internazionali. 

L'aeroporto di Manado esegue i test all'arrivo di ogni passeggero dai voli internazionali
Test all'arrivo in aeroporto a Manado
Il nuovo regolamento risponde alla scoperta della variante Omicron Covid-19 in Sud Africa che ha il potenziale per entrare in Indonesia attraverso gli agenti di viaggio. 

Per questo é stato deciso che all'ingresso, per i passeggeri internazionali, anche dell'aeroporto di Manado si applichi il protocollo secondo le ultime regole della Task Force Covid-19 emanate il 29 novembre 2021. 

Il protocollo per i passeggeri internazionali fa riferimento alla COVID-19 Task Force SE numero 23 del 2021 relativa all'International Travel Health Protocol durante la pandemia di Covid-19 e alla SE n. 102 Anno 2021. 

I viaggiatori internazionali, sia cittadini indonesiani che stranieri, devono essere stati vaccinati, almeno con la prima dose e mostrare una lettera PCR negativa il cui campione è entro 3x24 ore prima. 

All'arrivo in aeroporto comunque i test RT-PCR vengono eseguiti per i viaggiatori internazionali e sono tenuti a sottoporsi a quarantena per 7 giorni. 

Inoltre, è stato spiegato che se i risultati del test PCR risultano positivi, bisogna sottoporsi a un trattamento di quarantena o isolamento in ospedale. 

Per i cittadini indonesiani le spese sono a carico del governo mentre per i cittadini stranieri (WNA) le spese sono interamente a loro carico.

Sia ai cittadini indonesiani che a tutti gli stranieri, viene effettuato un secondo test RT-PCR con le seguenti condizioni: "Il 6° giorno di quarantena per i viaggiatori internazionali che si mettono in quarantena con una durata di 7x24 ore o il 13° giorno di quarantena per i viaggiatori internazionali che si mettono in quarantena con una durata di 14x24 ore.
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5 italiani e un belga risultano scomparsi nelle acque del Borneo in Indonesia

Cinque italiani e un belga, risultano scomparsio nelle acque dell'isola di Sangalaki Isola nella reggenza di Berau, East Kalimantan, dalle 07:10 ora locale di ieri.


Il pilota ha chiamato la polizia e per ora è stata trovata solo la guida indonesiana
Sei stranieri dispersi nelle acque del Borneo in Indonesia
Ieri sera è scattata l'operazione di ricerca che tuttora è in corso, la segnalazione è stata fatta dal pilota del motoscafo che si è rivolto alla polizia del villaggio.

Le informazioni degli stranieri mancanti sono state ricevuto dalla polizia locale di Derawan dal pilota dell'imbarcazione che è arrivato alla centrale della polizia dicendo: "Sette persone sono disperse, sei stranieri e un nostro residente, identificato con il nome di Oslan, che faceva loro da guida".

La guida locale, è stata trovata viva, ma in stato confusionale e ora è ricoverato presso un centro di salute della comunità in Derawan Island e per ora non è ancora in grado di fornire informazioni circa l'incidente.

Secondo i dati riportati dalla BPBD, gli italiani dispersi sono due donne: Michela, 33 anni e Valeria 34 anni e tre maschi: Alberto, 36 anni, Daniele, 36 anni e Vana Chris, 29 anni; l'identità belga non è ancora nota.

Sulla base delle informazioni date dal pilota del motoscafo il gruppo è partito da Derawan per tuffarsi, ma nessuno di loro è più tornato alla barca e dopo aver cercato nelle acque vicino è stato trovato solo Osland mentre i sei stranieri risultano ancora dispersi.
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La politica sta uccidendo quelli che fuggono per salvarsi la vita

L'evidenza è sugli occhi di tutti, barche cariche di persone che attraversano in condizioni disumane il mare, profughi esausti e barcollanti che cercano di fuggire dalle isole greche, barche controllate dalla mafia che partono da ogni dove e cercano la speranza di un luogo senza guerra, famiglie disperate che cercano di superare il recinto di filo spinato che separa la Turchia e la Siria, per sfuggire alle battaglie combattute a poche miglia di distanza.


Gli immigrati aumentano e gli Stati rimandano il problema
Barche, cariche di profughi, cercano la salvezza
Tutti i giornali raccontano e a volte fomentano l'odio razziale, ma non dicono le storie che stanno dietro a questi stranieri, raccontano solo i fatti negativi e continuano a creare la caccia al diverso.

Le persone che arrivano chiedono solo ospitalità, tranquillità, sicurezza e la possibilità di una vita migliore, ma siamo noi con la nostra politica che siamo capaci di trasformare la mano tesa in campagna politica.

Secondo l'Onu sono 60 milioni le persone sfollate e l'86 per cento di questi immigrati sono ospitate dai paesi poveri in via di sviluppo.

La paura, la miseria e la violenza regnano sovrani in tutto il mondo dal Marocco, al Myanmar, attraverso il Mar Rosso fino allo Yemen, alla Turchia, alla Bulgaria, alla Grecia e all'Europa meridionale, attraverso il Mar delle Andamane e dal centro al sud America.

Il problema dell'immigrazione è globale e le politiche sui migranti stanno fallendo in ogni parte del mondo si sostituisce l'aiuto con il business e si cerca in tutti i modi la notizia, da dare all'opinione pubblica, che mostri lo straniero, come un mostro, come qualcuno da non aiutare.

Le Convenzione del 1951 sui rifugiati e le altre politiche migratorie nazionali e internazionali, che parlano di fornire rifugio e protezione sicura, sono spettacolarmente insufficienti.

Il quadro internazionale in materia di asilo e aiuto ai rifugiati è limitata dalla volontà politica delle stesse persone incaricate di maneggiarlo e molti paesi se ne lavano le mani o rimandano il problema ad altri.

Tutti gli Stati eludono la loro responsabilità condizionandola alla politica locale.

Anzi parecchi Stati si nascondono dietro finanziamenti umanitarie (che mai arrivano a destinazione) ai campi profughi in Turchia, Pakistan, Libano, Kenya, Etiopia e poi rendono difficile, se non impossibile mettere piede all'interno dei propri confini.

Speriamo presto il mondo possa ritrovare la parola solidarietà e non continui a nasconderla dentro il termine di politica e di business.
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Tre persone, in sella ad una moto senza vestiti, sono stati subito deportati

Tre cittadini stranieri, due uomini e una donna, sono stati espulsi per aver violato i costumi e la cultura della Cambogia, dopo che a polizia li ha fermati in sella ad una moto senza vestiti.


Per la polizia della Cambogia si tratta del primo caso e ha subito deportato i tre stranieri
Tre stranieri, in sella ad una moto, fermati dalla polizia
I tre stranieri, sono Crawford Bworn di 24 anni inglese, Giancarlo Allocca di 30 anni italiano, e una donna di 22 anni Catarina Aarnio finlandese.

Tutti e tre si sono tolti i vestiti, mentre erano in sella ad una moto nel distretto Leuk daek, a 50 miglia da Phnom Penh in Cambogia.

La polizia ha detto di averli visti sfrecciare davati alla loro stazione di servizio e quindi hanno deciso di inseguirli e di fermarli.

Gli stranieri hanno fatto di tutto per evitare di essere fermati e quando sono stati raggiunti si sono difesi dicendo che non stavano facendo nulla di male, per il capo della polizia Eav Chamroen, era la prima volta che trovava degli stranieri, in sella a una moto, senza vestiti in Cambogia.

Sok Phal, il capo del dipartimento immigrazione del Ministero dell'Interno della Cambogia ha detto che questa azione è molto grave perchè viola l'integrità della Cambogia e non si possono tollerare questi gesti pornografiaci fatti in pubblico, se vogliono possono farli nel loro paese.

Oltre alla deportazione e ad una severa multa, per i tre stranieri è scattato il divieto permanente di entrare in Cambogia.
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