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Papua chiede un referendum per avere la sua indipendenza

Il capo indipendentista di Papua, Filep Karma, ha chiesto ripetutamente al governo indonesiano di poter fare un referendum per l'indipendenza che riguardi tutta la regione orientale del paese.


Filep Karma dice che solo un referendum può far capire le reali intenzioni degli abitanti di Papua
La visita del presidente Jokowi agli abitanti di Papua
Filep Karma, un ex prigioniero politico, sostiene da lungo tempo questo referendum dicendo che sia la giusta soluzione sia per il governo che per il popolo di Papua, che tuttora soffre di maltrattamenti e abusi, nonostante alla regione sia stato concesso lo status speciale di autonomia.

Il referendum potrebbe far decidere autonomamente la gente se preferisce rimanere nello stato unitario della Repubblica di Indonesia (NKRI) o avere l'indipendenza.

Filep Karma ha detto ai giornalisti che è abituato a lottare per la separazione, ma ora ha pensato sia meglio percorrere la via pacifica del referendum per conoscere le vere intenzioni degli abitanti di Papua.

Se il risultato del referendum è quello che i Papuani vogliono rimanere cittadini indonesiani, i ribelli si fermeranno nel loro continuo chiedere la separazione.

Fin dal 2008, quando Filep Karma era ancora imprigionato, aveva inviato una lettera all'allora presidente Susilo Bambang Yudhoyono, chiedendo un referendum.

Gli abitanti di Papua hanno avuto anche un dialogo, tanto atteso, con il governo per il piano di referendum, grazie al via libera del presidente Joko "Jokowi" Widodo.
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Basta interferenze, da altri Stati, sulle richieste di indipendenza di Papua

Il ministro per gli esteri, Retno LP Marsudi, ha ribadito in una recente sessione dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite (UNGA) che Papua non è in trattativa, ma fa parte della Repubblica di Indonesia.


Gli altri stati devono iniziare a pensare ai problemi interni non a fomentare i separatismi
Bisogna smettere di sostenere i separatismi
In diplomazia molte cose sono negoziabili, ma quando si tratta di questione sul sostegno verso il separatismo, penso che non solo i diplomatici, ma tutti noi, sappiamo che questo che sono situazioni non percorribili.

Il ministro ha risposto alle critiche che gli venivano fatte da sei isole del Pacifico, che trasmettevano le loro accuse di violazioni dei diritti umani nelle province di Papua e West Papua.

Retno LP Marsudi ha affermato che l'Indonesia sostiene con forza i principi della Carta delle Nazioni Unite, che comprendono la non interferenza e il rispetto della sovranità di altre nazioni, allo stesso tempo, ha continuato, l'Indonesia si è impegnata a mantenere relazioni amichevoli con tutti i paesi.

Non riusciremo mai ad agire con ostilità verso gli altri paesi e continueremo ad impegnarci con loro, ma quando si tratta della questione della sovranità e si interferisce violando i principi allora li ci fermeremo con le negoziazioni.

Nara Masista Rakhmatia, il secondo segretario presso la missione permanente di Indonesia presso l'ONU ha ritenuto "interferenze" gli interventi fatti dai capi di Stato delle Isole Salomone, Vanuatu, Nauru, Isole Marshall, Tuvalu e Tonga e ha detto che le loro posizioni incoraggiano il separatismo delle province di Papua.

Il fallimento, riportato dell'autonomia speciale di Papua, ha fatto aumentare il sostegno di movimenti di indipendenza di Papua in tutto il mondo, in particolare da parte di alcuni paesi del Pacifico.
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Il popolo indonesiano festeggia i 70 anni di Indipendenza, invocando la benedizione di Dio

Non molti indonesiani sanno che la Istiqlal (Grande moschea di Jakarta) è il punto di riferimento della celebrazione dell'Indipendenza e il suo nome, Istiqlal è derivato da una parola araba che significa "Indipendenza".


Il cammino per l'Indipendenza è stato lungo, ma ora va difeso con grande fierezza e gioia
70 anni di Indipendenza per l'Indonesia
Secondo H. Mubarok, il capo della moschea di Istiqlal, la moschea porta un messaggio di gratitudine da quando è stata fondata.

"La moschea è il simbolo indonesiano di gratitudine per la benedizione di Dio al suo popolo e la gioia dell'Indipendenza".

La lotta per la libertà dell'Indonesia è stata un lungo viaggio, dopo la dichiarazione fatta il 17 agosto 1945, l'Olanda ha ancora insistito sul fatto che l'Indonesia era parte dei suoi possedimenti coloniali, solo alla fine del 1949 ha definitivamente rinunciato.

Durante la lotta per mantenere l'Indipendenza, la capitale fu spostata da Jakarta a Yogyakarta e solo dopo il 1949 i leader della nazione hanno restituito a Jakarta il titolo di capitale e si sono resi conto che non avevano un vero e proprio punto di riferimento e quindi decisero di costruire la grande moschea.

L'idea di costruire la moschea è venuta nel 1950 ad alcune delle più influenti figure religiose dell'epoca: Wahid Hasyim, il primo ministro per gli affari religiosi, e Anwar Tjokroaminoto, un membro del Partito islamico dell'Unione.

Questi uomini hanno pensato che come nazione nascente, l'Indonesia doveva avere una moschea che sarebbe diventata un motivo di orgoglio e dopo un incontro con diversi altre figure religiose in un edificio chiamato Deca Park Jl. Medan Merdeka Utara, questa assemblea ha approvato il nome Istiqlal e ha nominato Anwar come il capo della Moschea, Fondazione Istiqlal.

Nel 1953 la Fondazione ha presentato l'idea all'allora presidente Sukarno, che l'ha approvata e Sukarno, che era anche un architetto, in seguito divenne capo della giuria per il design della moschea.

Il presidente Sukarno ha selezionato lo schizzo fatto da un architetto, Frederich Silaban, tra diversi altri progetti, trascurando il fatto che era un non-musulmano, ma allora, i gruppi religiosi radicali non esistevano in Indonesia e nessuno protestò e lasciarono fare ad un cristiano la progettazione della moschea.

Sukarno ha poi insistito per costruire la moschea demolendo una fortezza militare olandese che si trovava sopra e sotto il suolo del sito, così come Wilhelmina Park.

Da questa idea alla realizzazione ci sono voluti molti anni e la costruzione della moschea è iniziata solo nel 1961 ed è stata aperta dal Presidente Suharto diciassette anni dopo il 22 febbraio del 1978.

Oggi la moschea Istiqlal è circondata da diversi punti di riferimento religioso: la Chiesa Immanuel, la Cattedrale di Jakarta, e tutte collaborano tanto che la grande moschea di Istiqlal è diventata il simbolo anche della tolleranza religiosa.

Cara Indonesia, è il tuo 70° compleanno e la gente continua a festeggiarti e a gioire come il primo giorno, continua a farci sognare e a lasciare il tuo popolo nella Istiqlal.
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