Il Giappone piange la morte del giornalista Kenji Goto ucciso dagli estremisti in Siria

Il giornalista Kenji Goto è colui che ha raccontato al mondo dello tsunami in Giappone nord-orientale, del conflitto in Sierra Leone ed è sempre stato attento a raccontare la storia dei bambini e dei poveri che si trovano a vivere esperienze tragiche. 


Kenji Goto un giornalista sincero e onesto
La notizia della sua uccisione, in un video presumibilmente fatto dai militanti islamici, ha lasciato nello sgomento tutti i Giapponesi che avevano pregato e sperato nel suo rilascio.

Kenji Goto in una delle sue ultime interviste diceva: "Voglio coccolare tutte le persone che soffrono, perchè le loro storie, il loro dolore mi toccano il cuore e io voglio scrivere i loro racconti per non fargli perdere la speranza".

Kenji Goto era un uomo con il codino dalla risata spensierata, era un giornalista freelance di vecchia data, lavorava spesso con registi e produttori televisivi giapponesi e i suoi commenti hanno fatto il giro del mondo e ha scritto un libro nel 2005 raccontando la sofferenza dei bambini in Sierra Leone e l'ha intitolato "Vogliamo la pace, non i diamanti".

Kenji Goto aveva sempre sottolineato che non era un reporter di guerra ma un giornalista della gente, che raccontava la storia delle persone normali, che avevavo la sfortuna di abitare in zone di guerra e nella sua vita ha girato nei campi profughi e negli orfanotrofi e ha descrritto le violenze che i piccoli subiscono, ha parlato della fame nel mondo e degli incubi della guerra.

La gente giapponese ha capito tutto questo e ha risposto con una manifestazione a sostegno della sua liberazione, anche perchè il suo lavoro vive nei cuori di molte persone e il suo sorriso è stampato nella gente che ha aiutato, migliaia di firme sono state raccolte e tante persone si sono riuniti davanti all'ufficio del primo ministro, alzando cartelli che dicevano: "Free Kenji" e "Io sono Kenji".

Goto era andato in Siria alla fine dell'anno scorso per cercare di salvare l'altro ostaggio giapponese, Haruna Yukawa, di 42 anni, ma entrambi sono stati brutalmente uccisi le ultime parole che ha pronunciato di fronte alle telecamere dei militanti islamici sono state: "Non importa cosa succede a me, io amerò sempre il popolo della Siria".

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